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Polenta al ragù, salsiccia e spuntature di maiale


Tempo di preparazione: 3 ore

Difficoltà: media

Segreto: tessera della palestra.

In realtà avere la tessera della palestra non è sufficiente per realizzare questo piatto: è necessario anche frequentarla. Da quando l’eco-consumismo conquista sempre più fette di mercato, la polenta istantanea-precotta-pronta-subito cede il passo alla versione sostenibile che ti devi cuocere da solo. Le difficoltà arrivano quando ti ritrovi a doverla girare per i trenta-quaranta minuti indicati nelle istruzioni: un vero esercizio per esperti di pettorali e massaie nerborute, rimestare questa pasta gialla che lentamente diventa sempre più densa e resistente.

Procedete così: mettete a bollire una quantità quadrupla di acqua rispetto alla polenta che avete intenzione di preparare (due litri per mezzo chilo va bene per quattro persone) e poco prima che raggiunga il bollore salate e calate la farina a pioggia e poi dateci dentro con il sostegno dei vostri bicipiti, deltoidi e pettorali alti da frequentatori delle palestre a soli tre giorni dalla prova costume. Girate e spianate vicino ai bordi per evitare la formazione del nemico numero uno di una polenta artigianale: il grumo.

Per il ragù: procuratevi mezzo chilo di macinato di manzo (le porzioni sono per quattro persone), mezzo chilo di spuntature di maiale e quattro/sei salsicce. Fate appassire una cipolla nel pentolone da ragù, aggiungete un trito di sedano e carota (a me piace non troppo fino), un paio di foglie di alloro e fate andare per pochi minuti: non soffriggete troppo, polenta al ragù è un piatto già sufficientemente sostanzioso che non è necessario appesantire troppo i sapori. Sfumate con mezzo bicchiere di vino, asciugate e poi calate la carne: dapprima il macinato e dopo poco salsicce e spuntature. Questa fase è fondamentale: seguitela da vicino, avendo cura di bucherellare le salsicce e girando in continuazione per ottenere una rosolatura completa e profonda. A questo punto calate un litro di passata di pomodoro, allungate poi con un bello schizzo di doppio pomodoro sciolto in unbicchiere d’acqua, aspettate che cominci a spippettare, salate e abbassate la fiamma. A questo punto vi potete rilassare, girate di tanto in tanto facendo attenzione che il sugo non si attacchi sul fondo, allungate con l’acqua quando si asciuga troppo e fate andare: as much as you can, minimo due ore comunque.

La polenta è un piatto conviviale- a cominciare dai turni alternati per girarla nel pentolone- quindi è carino spalmarla su una superficie di legno che i più assennati si fanno intagliare per lo scopo dal legnaiolo di fiducia ma in casi estremi è consentito riocorrere direttamente alla nuda tavola del salotto buono, a patto che non sia di vetro o di prezioso legno di fine ottocento. Sempre carine e scenografiche sono comunque la barchette di legno mono-porzione. In ogni caso impiattate o intavolate spalmando la polenta e condendola con sugo abbondante, prevedete una spuntatura ed una salsiccia per ogni commensale, spolverate abbondante pecorino, un giro di pepe nero ed un goccio di olio extra a crudo. Le salsicce in più rappresentano il giusto premio per i più coraggiosi che raggiungono il centro a partire dalla propria postazione.

Consiglio del Sommelier: la polenta è un piatto sostanzioso e sapido, con un’importante succulenza intrinseca ed untuosità avvolgente e persistente. Ci vuole un rosso importante, persino banale a dirsi: tanto per andare sul sicuro io ho bevuto un Brunello di Montalcino del 2006, ma andrebbe benissimo anche un Sagrantino, un Rubesco, un Barolo o un Barbaresco. Il tutto ovviamente guardando fuori dalla finestra la neve che cade.

Enjoy it!

Commenti

  1. ......Un infilata di luoghi comuni...ah ciccolì datte all'ippica!!!!! (febbre da cavallo.... e tu sei proprio il mandrake...un whisky maschio senza raschio)....ossequi alla mugghiera !!! aahahahhah

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